Il Canone RAI? No grazie!!!
Innanzitutto è bene chiarire cos'è il canone Rai. Il canone è una vera e propria tassa di possesso che grava su chiunque detiene un apparecchio in grado di ricevere il segnale televisivo (quindi anche e non necessariamente una televisione).
A titolo puramente esemplificativo, diciamo che dovrebbe pagare il canone anche chi è in possesso di un cellulare Umts, un Tvfonino, un videoregistratore, un personal computer o un masterizzatore di DVD. Si è tenuti a pagare il canone Rai anche se non si ricevono i canali Rai! Questo perchè appunto non si tratta di una tassa "esclusiva" della Tv di Stato, ma di una tassa di possesso.
E' bene ricordare che si è tenuti a corrispondere un esborso per l'anno in corso una sola volta, indipendentemente dal numero di apparecchi detenuti. Anche chi possiede più di una abitazione ed ha, ad esempio, tv ovunque, deve pagare solo un canone.
Esistono poi, dei casi particolari per i quali quanto detto in precedenza non ha alcun valore.
Se un padre di famiglia ha due case e il figlio ha la residenza presso la seconda casa, entrambi devono pagare il canone Rai.
Va inoltre ricordato che chi ha superato i 75 anni di età e ha un reddito basso non deve pagare il canone.
Informazioni più precise qui:
http://www.abbonamenti.rai.it/Ordinari/Esonero75.aspx
Come è nato il canone Rai
Non c’è legge più lungimirante di quella sul canone Rai. O meglio, quello che oggi è il canone Rai ma che nel 1938 era una tassa sulle “radioaudizioni”.
Un regio decreto (R.D.L.21/02/1938 n.246) introdotto in un’Italia dove la televisione era un oggetto sperimentale, dove la radio era ancora un lusso e dove davanti all’apparecchio si mettevano più famiglie insieme, magari all’osteria o all’oratorio.
Il servizio pubblico televisivo esisteva da soli quattro anni: a Torino, nel 1934, erano cominciate le prime prove di trasmissioni tv. Ma si devono aspettare altri vent’anni, il 3 gennaio 1954, per vedere Corrado in bianco e nero dare il via ufficiale alle trasmissioni Rai.
Il canone nacque per chi possedeva la radio, dunque. Anzi, per chi possedeva apparecchi “atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni”. Chissà cosa intendeva, il legislatore. Era l’epoca in cui oltre alla radio non c’era altro. Ma questa formula così vaga si è bene adattata a tutto, alla tv, ai computer e ai videotelefonini.
La prima tassa costava 8 lire e mille lire di allora equivalevano circa a 860 euro di oggi, tanto per dare un’idea.
Un tempo in cui erano ben lontane le auto con la radio a portata di tutti, tanto che si dovevano pagare due canoni distinti nel caso si possedessero apparecchi anche su una vettura, oltre che in casa.
Chi aveva la radio, e poi la tv, poteva certo permettersi di pagare quel contributo nato per sovvenzionare il servizio pubblico, privo delle tante pubblicità di oggi, dalle funzioni di informazione e istruzione ancor prima che di intrattenimento.
Non è un caso se l’unico Paese occidentale dove non c’è mai stato un canone televisivo sono gli Stati Uniti, dove la tv è nata subito commerciale e, quindi, si finanziava con gli spot.
Bar, osterie, oratori. I locali pubblici erano quelli dove, di fatto, si ascoltava la radio e si vedeva la tv. Il “canone speciale” è di vecchia data. Del resto, nei locali si andava proprio per questo e ogni utente era un consumatore. La tassa da pagare in questi casi era “speciale”, differenziato da quello per i privati: “Il canone di abbonamento dovuto per audizioni date in locali pubblici od aperti al pubblico, è stabilito in ragione di anno solare ed è determinato mediante speciali convenzioni di abbonamento con la Società concessionaria”, si legge nel decreto regio; e tutti coloro che erano soggetti a tale tassazione, contribuivano per quanto dovuto.
RICORDATI CHE:
1. La RAI è una televisione offre servizi generalisti (programmi che vanno dall’intrattenimento all’informazione, passando per lo sport, film, musica, documentari, approfondimenti, talk show, ecc.) al contrario delle TV via cavo e via satellite che danno servizi a domanda.
2. L’utente del servizio generalista non è lo spettatore, bensì le imprese che comprano gli spazi pubblicitari per promuovere i propri marchi. Solo nel servizio a domanda l’utente è lo spettatore, ed infatti paga un canone mensile.
3. Pertanto la RAI, svolgendo solo servizio generalista, avendo come clienti le imprese, non può farsi pagare un canone di abbonamento da noi spettatori che non siamo utenti, bensì oggetto del servizio.
Tornando poi al discorso della trasformazione del canone in tassa di proprietà, va anche detto che il “canone” vero e proprio è quello che lo stato versa alla società RAI per la concessione del servizio pubblico che essa è tenuta a svolgere per conto dello Stato, a mo’ di risarcimento poiché si sostiene che la RAI, effettuando il servizio pubblico, subisce una perdita di introiti che è compensata, appunto, con il canone. Lo Stato ha disposto, poi, che per pagare il “canone” alla RAI venga imposto l’obbligo ai cittadini di versare direttamente alla RAI la tassa sul possesso dell’apparecchio televisivo.
TUTTO CIÒ È SOLO UNA VERGOGNOSA PRESA IN GIRO, ESPRESSIONE DELLA INCULTURA DEL CETO POLITICO E DELLA BUROCRAZIA, CHE SI ORGANIZZANO PER DERUBARE IL CITTADINO, ECCEZIONE UNICA A LIVELLO MONDIALE (IN TUTTO IL MONDO NON ESISTE NESSUNA ALTRA TELEVISIONE GENERALISTA AUTORIZZATA A PAGARSI UN CANONE, TANTO CHE L’EUROPA HA INTIMATO L’ITALIA DI FAR CESSARE QUESTO SCANDALO
ATTENZIONE ALLE LETTERE DI SOLLECITO!
La Rai invia periodicamente e a campione, o se preferite, del tutto a caso e senza motivo, delle lettere dal tono minaccioso in cui si invitano gli utenti a pagare il canone. Il nostro consiglio è di ignorarle del tutto, poiché, per esperienza personale, vi dico che vengono recapitate anche a chi il canone lo paga regolarmente o a chi ha, come nel mio caso, un familiare convivente che già lo paga.
Il tutto è dovuto al fatto che i nominativi vengono recuperati da fonti poco attendibili quali citofoni e cassette delle lettere. In molti casi, la Rai, attinge i dati personali degli utenti, non si sa bene a che titolo e con quali autorizzazioni, dagli elenchi di SKY Italia.
Per non pagare più il canone Rai avete tre strade possibili da percorrere:
1. Disdetta: per disdire l'abbonamento Rai è necessario dimostrare di non avere più un televisore in casa. Per farlo dovete presentare un certificato di rottamazione che vi viene rilasciato dal negoziante o riparatore TV al quale vi siete rivolti ( badate che non tutti sono autorizzati a rilasciare questo tipo di certificato ed essendo la normativa un pò controversa e poco nota, al momento, è necessario informarsi presso il proprio tecnico di fiducia per attingere informazioni più dettagliate).
2. Cessione: se la televisione viene ceduta a terzi, dovete comunicare alla Rai i dati anagrafici della persona alla quale avete ceduto il bene che subentrerà al posto vostro nel pagamento della tassa.
3. Disdetta senza motivazione: si devono pagare € 5,16 a mezzo vaglia postale alla Agenzie delle entrate Ufficio Torino 1 - SAT Sportello abbonamenti TV - che manderanno i propri incaricati ad insaccare e sigillare il televisore che l'utente dovra' mettere a loro disposizione e richiedere con una Raccomandata A/R la disdetta dell'abbonamento. In questo caso la Guardia di Finanza deve presentarsi a casa vostra, previo appuntamento concordato, e procedere alla suggellazione dell'apparecchio televisivo.
Di norma i finanzieri non si presentano affatto e se lo fanno non hanno il diritto di entrare in casa vostra per controllare se è presente o meno un apparecchio televisivo. Se non li fate entrare, dovranno chiedere un mandato al Magistrato che ovviamente non glielo darà mai per un motivo così banale! ( Dalle statistiche non risultano casi di accessi forzosi da parte della Guardia di Finanza per verificare se c'è una tv in casa). Chi ci prova, di solito è un "funzionario" della Rai che non ha alcun diritto legale di entrare in casa della gente e che non può neanche rivolgersi al Magistrato per richiedere un mandato!
Scarica il modulo della disdetta e dell’autocertificazione :
Disdetta.pdf Autocertificazione.pdf
Link sull'argomento: http://www.moduli.it/blog/come-disdire-il-canone-rai-14664
http://www.moduli.it/blog/canone-rai-2013-come-disdirlo-legalmente-15201
http://www.laleggepertutti.it/27021_cosi-si-puo-disdire-abbonamento-rai
http://www.associttadini.org/canonerai/